Queste le parole di Giovanni Simeone, ospite negli studi di Radio Bruno durante il Pentasport: “Sto molto bene a Firenze, la città è bellissima ed io vado spesso in centro, in particolare mi affascina la Cupola del Brunelleschi. Qui sento la passione della gente, talvolta vedo anche qualche bandiera dell’Argentina. Il mio cognome? Non mi pesa e non è mai stato un problema per me, perché io e mio padre siamo giocatori diversi. Ho fiducia nella Fiorentina: dalla partita contro il Bologna siamo diventati più squadra. La ricetta per superare questo difficile inizio di campionato? Lavorare, soltanto lavorare, non credo ci sia un altro modo. Come ho vissuto l’estate? Ero molto impaziente di arrivare a Firenze, ho aspettato molto ma ho voluto fortemente questa squadra. Gli attaccanti che mi piacciono di più? Al momento Icardi, Falcao e Morata. Difensori difficili da affrontare? Ne ho affrontati tanti, uno su tutti Barzagli. Non mi sento solo in attacco; corro sempre tanto e il Mister è contento del lavoro che faccio in campo, ogni pallone rubato o fallo guadagnato mi dà la carica per continuare a lottare. Ho sempre segnato da dentro l’area di rigore perché sono un finalizzatore. Chiesa? È giovane e deve crescere ancora tanto ma è fortissimo e si allena molto bene. I miei hobby? Lettura, meditazione e pesca, per staccare dal calcio. L’Argentina che rischia di non andare al Mondiale? È incredibile, nessuno si aspettava una situazione del genere. La Nazionale ha tantissimi giocatori forti ma il calcio è sempre più equilibrato e nessuna partita è scontata, spero che mercoledì vada tutto bene. Ricordo bene la doppietta che l’anno scorso ho segnato al Franchi con la maglia del Genoa: era un periodo molto difficile per la squadra e quel pareggio è stato importante per noi. Ho il 100% di fiducia nel lavoro che faccio, sia in partita che in allenamento, e non credo in nient’altro, lo può confermare anche mio papà, che mi ha parlato spesso dello sforzo per migliorare e vincere. Ancora su Chiesa: spesso gli dico di passarmi il pallone ma quando vede la porta lui tira, se fa gol va bene così (ndr: ride). Anche Federico e Hagi non sentono il peso del loro cognome, sono bravi ragazzi”.
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