Coralità e compattezza: una metamorfosi impressionante. E vincere a Bergamo…

Sei punti in tre partite, le aspettative sulla squadra di Italiano si alzano. E le vittorie con l'Atalanta in passato hanno sempre lanciato i viola

Sperava in una partenza sprint, Italiano, ma forse non si aspettava una risposta così immediata da parte di un gruppo che ha cominciato a (ri)costruire soltanto due mesi fa. Così - si legge sul Corriere Fiorentino - se tre indizi fanno una prova la vittoria di Bergamo non solo conferma l’applicazione totale di ogni singolo ai dettami del tecnico, ma indica la via lungo la quale costruire un’annata finalmente positiva. I complimenti e gli abbracci da parte del presidente alla squadra che rientrava negli spogliatoi sono solo l’ultimo atto di una serata perfetta, gestita in panchina da Italiano con scelte forti che premiano il lavoro in allenamento e vinta grazie a una coralità che non si vedeva da tempo. La Fiorentina apatica e nervosa degli ultimi campionati è sparita, lasciando spazio a un undici che si muove compatto e senza concedere troppo agli avversari. Una metamorfosi impressionante la cui costante resta la finalizzazione di Vlahovic, già in corsa nella classifica cannonieri e sempre più specialista del dischetto.

Insomma la macchina di Italiano viaggia già spedita, anche perché la vittoria di Bergamo è importante per tanti motivi. Al cospetto di quello che è diventato un modello del calcio italiano come il club di Percassi, la Fiorentina si è tolta una soddisfazione rara, come rare sono state le vittorie in Lombardia. Senza contare che quando i viola sono rientrati da Bergamo con i tre punti in tasca si è sempre trattato di vittorie pesanti, svolte a stagioni che hanno proiettato il club sui palcoscenici d’Europa. Successe nel 2009 con Prandelli (reti di Jovetic e Gilardino) così come 4 anni più tardi a Montella (Pizarro e Larrondo). Logico che dopo appena 270 minuti di campionato qualsiasi giudizio sia prematuro, ma al tempo stesso l’impronta del tecnico si è subito rivelata vincente, determinante nel rivitalizzare coloro i quali in tempo di mercato sembravano già con le valigie in mano come Duncan, e favorevole all’inserimento dei nuovi Torreira e Odriozola, tutt’altro che spaesati nell’applicare le idee del loro nuovo tecnico.



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