Dodò: “Farò capire quanto valgo. Italiano? Mi ha cambiato la vita”

Dodò ripercorre il suo arrivo a Firenze: "Commisso mi chiamò. Io pronto ad accettare la Fiorentina solo a titolo definitivo"

"Sto bene. Sì, posso dirlo, finalmente". Così Dodò apre la sua intervista rilasciata alla Nazione questa mattina. Il brasiliano ha affrontato vari problemi fisici, ma adesso è pronto a dare il massimo. Due settimane di vacanza in brasile, lavoro con il fisioterapista e il vero brasiliano è pronto ad incantare Firenze. "Farò capire alla società che anche se mi ha pagato molti soldi ha fatto bene a scommettere su di me". Eccolo l'obiettivo per il 2023, dove la Fiorentina inizierà a fare sul serio tra campionato e coppa.

La carriera di Dodò ha visto come protagonisti due tecnici italiani, De Zerbi prima e Italiano poi. Quello viola non gli lascia mai tregua: "Il pressing di Italiano è una cosa micidiale. Bhe, è un martello micidiale". Dopotutto, l'ex Spezia ripone tanta fiducia in lui e sulle sue capacità, motivo per cui il rapporto tra i due è decollato subito. L'impatto di Italiano sull'idea di gioco dell'ex Shakhtar è stato così importante che è come un cambio di vita. Poi, però, c'è Roberto De Zerbi: "Con lui dovevo portare palla, muovermi e far correre il pallone avanti, oppure difenderlo... era un gioco più alla... brasiliana". Due idee calcistiche diverse totalmente, ma simili nel carattere.

Nella vita di Dodò, intento a proteggersi dalla guerra arrivata in Ucraina, si inserisce la Fiorentina che con Barone e Commisso fanno sentire subito la loro vicinanza la giocatore: "Quasi non ci credevo potessi arrivare a giocare in Italia. Non ci pensai due volte, dissi subito di sì. Ma a un patto: volevo diventare della Fiorentina a titolo definitivo e non solo in prestito perchè là, in Ucraina non volevo tornare". Così fu. Dodò è un giocatore della Fiorentina a tutti gli effetti e si ritrova adesso in una delle città più belle di sempre: "A Firenze ci sono piazze bellissime, si mangia alla grande. E appena ho una giornata libera, si va in centro".



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